Quella che stiamo vivendo da un anno a questa parte non è soltanto l’era della lotta al Covid, ma anche l’era del prefisso ri-. Un’era verbale, in cui parole come ripresa, ripartenza, ritorno detengono il monopolio del nostro vocabolario quotidiano. È il segno linguistico di un bisogno comune: quello di dire – di dirci – che dopo la sospensione dettata dalla pandemia il mondo comincerà ad esistere “di nuovo”. Tutti i termini che compongono l’era del prefisso ri-, infatti, implicitamente si riferiscono al futuro, ad un tempo che deve ancora arrivare. Tutti, tranne uno: reinventarsi.

È il gesto che si sono trovati a compiere in tanti tra professionisti, brand e aziende nel momento stesso in cui la pandemia ha determinato lockdown, chiusure e limitazioni. Molti hanno dovuto farlo andando a modificare elementi costitutivi del proprio business e della propria identità, dai canali di vendita alla comunicazione aziendale. Ed è proprio il modo in cui alcune realtà si sono reinventate rispetto a questi due elementi l’argomento che porremo al centro della serie di articoli che inauguriamo oggi e che ha come titolo Comunicare in tempo di Covid.

L’obiettivo della rubrica è mostrare la validità di un principio che è diventato un mantra in questi mesi, ovvero l’idea che da una necessità possa derivare un’opportunità. Potremmo chiamarla resilienza o, scomodando Sant’Agostino, utilizzare l’espressione ex malo bonum: è la capacità di trarre qualcosa di positivo da una situazione negativa. Racconteremo casi specifici di aziende appartenenti a diversi settori merceologici che negli ultimi 12 mesi hanno manifestato questa capacità e lo hanno fatto sfruttando, con il nostro aiuto, i canali della comunicazione.

Iniziamo il racconto partendo da noi. Per la nostra agenzia la novità maggiore dell’era Covid è stata lo smart working. Se dal lato operativo non ha avuto alcuna conseguenza, questo cambiamento ha comportato tuttavia delle privazioni sul fronte delle relazioni con i clienti, in particolare i nuovi. Con la rinuncia al primo incontro conoscitivo e al suo rituale – la sala riunioni allestita, il caffè offerto, le strette di mano – è venuta a mancare quella dimensione sociale che è essenziale per capire chi si ha davanti, le sue esigenze e i risultati che vuole ottenere.

Problematica, quest’ultima, che parallelamente si è intrecciata con una crescita continua delle richieste da parte di nuovi clienti. Mai come in questa fase storica, infatti, un’agenzia di comunicazione si è trovata a svolgere una funzione di servizio: il lockdown prima e le limitazioni poi hanno determinato per brand e aziende l’esigenza di rafforzare (se non proprio di spostare per intero) la propria presenza sui canali digitali. Per alcuni è stata l’occasione per compiere uno step rimandato da troppo tempo, per altri il momento giusto per implementare operazioni già avviate.

E-commerce, siti web, social media e tutti i servizi connessi (dallo still life di prodotto alle campagne pubblicitarie online): di fronte a una domanda così ampia e diversificata, nonché alla responsabilità derivata dalla consapevolezza di rappresentare un supporto importante per le aziende in questo momento, abbiamo pensato di realizzare uno strumento che ci permettesse di rendere il più semplice possibile la connessione tra noi e i clienti. Così abbiamo dato vita a b2b.lamponemedia.it, un sito web tutto nuovo da affiancare a quello istituzionale dell’agenzia.

b2b.lamponemedia.it funziona come un portale in cui il cliente da una parte trova in maniera dettagliata tutte le informazioni relative ai servizi offerti dall’agenzia suddivisi per categorie e settori merceologici; dall’altra può interagire direttamente con noi prenotando una conference call e iscrivendosi ad un’area riservata. Un modo per rendere più agevole e immediata l’esperienza di ricerca. E, come indica l’incipit dell’url del sito, nel creare questo strumento abbiamo pensato in particolare ad uno specifico target di riferimento: le aziende B2B.

Nell’era Covid le imprese B2B hanno dovuto reinventarsi soprattutto sul fronte del rapporto con la comunicazione digitale. Una relazione spesso poco coltivata per via di una tradizionale strategia promozionale che prevede l’impiego non di media, ma di intermediari (agenti di commercio, buyer ecc.). E anche se si affacciano al mondo online lo fanno in genere per rivolgersi a nicchie, ritenendo erroneamente i propri prodotti e servizi privi di quell’appeal necessario per tentare una strategia comunicativa “pop”, ad esempio sfruttando i social network.

Come vedremo nel corso della rubrica, non potendo contare sulla mobilità della propria rete commerciale e sulla presenza di eventi fieristici, la scelta di virare verso il digitale ha determinato per molte aziende B2B un upgrade sia in termini promozionali che in termini di vendita. D’altronde, di fronte alla necessità di cambiare, nell’era del prefisso ri- si può agire solo in due modi: rinunciando o rilanciando.